Buongiorno,
Vorrei raccontarvi di Jon Snow o per voi Hibiscus. Abbiamo adottato Jon a dicembre 2017, aveva poco più di 4 mesi. Non è mai stato un gatto tranquillo, i primi mesi di notte mi mordeva e graffiava le braccia mentre dormivo, ho finito per andare a letto con il guanto da forno. A letto dormivamo immobili perché appena vedeva le lenzuola muoversi iniziavano gli agguati; non sia mai che andassimo in giro a piedi scalzi che eravamo la sua preda preferita; le luci dell'albero di Natale nel 2017 sono durate 1 giorno poi Jon ha spezzato i fili e non le abbiamo più messe, gli anni successivi era solo da rifare l'albero un paio di volte al giorno. Negli ultimi 3 anni alle 4 di mattina ci svegliava e non c'era verso, ti dovevi alzare. Per non parlare del divano distrutto, lenzuola e piumini bucati, del fatto che si apparecchia la tavola solo se qualcuno controllava che Jon non trascinasse via la tovaglia; la sera prima di andare a letto a controllare tavoli, scrivanie e mensole senza oggetti che potesse buttare a terra di notte.
Insomma ci ha fatto correre a destra e a manca in questi 3 anni. Ma tutto è stato compensato dall'amore profondo che ci legava. Se mi sdraiavo sul letto, la mia schiena diventava la tua cuccia, la notte dormivi tra le gambe mi mio marito, all'appuntamento della lettura serale ai bambini ti accucciavi e ascoltavi anche tu, non ci lasciava mai soli, se provavo a chiudere una porta eri lì a grattare perché dovevamo stare sempre insieme. Per molti lo smartworking è sinonimo di solitudine, per me no, ti ritrovavo sulla sedia e mi lasciavi giusto un angolino per non dover stare in piedi a lavorare, sempre insieme. Quando aprivo la porta di casa eri già lì ad aspettarmi. In estate con le finestre aperte correvi subito a vedere quando sentivi la macchina di mio marito arrivare. Ti nascondevi dietro gli angoli delle porte per farci l'agguato, ma ormai senza più usare le unghie ma solo per gioco. Amavi il prosciutto cotto, ma solo se affettato in giornata e appena sentivi la carta stagnola aprirsi lo sentivi correre per avere la sua porzione. Quante volte abbiamo detto dal salumiere "prendiamo due fette in più per Jon". Stavi poco in braccio ma quando volevi, trasmettervi serenità e dolcezza. Avevi il tuo gioco preferito, un tubicino di gomma, se lo lanciavamo ce lo riportavi indietro, ti chiamavamo "gatto da riporto". Ti giravi verso di noi quando ti chiamavamo. Saltavi sul letto quando dovevo rifarlo e spesso ci ho pure rinunciato lasciandoti giocare tra le lenzuola.
Quante avventure... e più ci penso più me ne vengono in mente.
Il mio piccolo però ora non c'è più, forse un infarto, ma in pochi momenti è volato via e ci lascia un vuoto devastante. Ma eravamo con lui anche nel momento più difficile. Lui è il nostro terzo figlio, quello più viziato. Non c'è angolo della casa che io non guardi continuamente sperando di trovarti, la tua cuccia è sempre al suo posto, ogni rumore che sento penso sempre che sia tu, che di passo felino non avevi neppure l'ombra, ho tolto la tua lettiera e le tue ciotoline ma ora c'è il vuoto, Lo abbiamo amato e lo amiamo tutt'ora con tutto noi stessi.
La tua mamma, il tuo papà e i tuoi fratelli umani.
In foto il mio principe.